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Diplomato in pittura all’accademia delle belle arti di Brera (Milano) nel 1982
Vive e lavora a Bergamo

L'artista

A cura di Maria Guerriero

Artista dalla vena meditativa intensa, tesa verso una ricerca non solo formale e strutturale, ma soprattutto spirituale. Assorbito in un profondo percorso gnostico, il plasma artistico di Alfredo Colleoni si dirama in due itinerari paralleli, uno sviluppato attraverso opere di incisione, l’altro realizzato in composizioni di monotipi.

Ciò che differenzia queste due tecniche e che, fatalmente, diversifica l’approccio emozionale e esoterico dell’artista è il Tempo. Il tempo dell’incisione consiste in una dimensione lunga: è insieme, il tempo del rigore e della riflessione, un meticoloso procedimento che induce all’astrazione ed alla sintesi. Nondimeno, ciò che maggiormente distingue l’opera di Alfredo Colleoni, e che ne definisce l’essenza costruttiva, è una ricerca interiore, estenuante, di elevazione spirituale. L’immagine si rivela agli occhi dello spettatore come un cromatico intarsio di elementi iconografici diversificati, ma soprattutto rivela il percorso iniziatico della Gnosi.

È l’ordine compositivo a risolvere gli accordi e le dissonanze dell’opera, il quale, infatti, non può essere ragionato classicamente, ma va sezionato, destrutturato e poi ricostruito elevando le memorie della narrazione al pensiero della conoscenza dell’Assoluto
Se, come si è già detto, è il Tempo ad imprimere la modalità di espressione dell’artista, il Tempo dei monotipi è il tempo dell’Informale, rapido, irripetibile, privo di controllo razionale, ma sufficiente a trasferire in opera la pienezza di una soggettività carica di vissuto e rivolta alla conoscenza salvifica.

Nello spazio bidimensionale delle opere più recenti, la matericità informale, che spesso rimanda a memorie del naturale, si fa sempre più rarefatta liberando via via il reticolo delle macchie vegetali, fino a lasciar dominare gli spazi delle trasparenze pittoriche. Le velature, strutturate comunque attraverso una lirica razionalità, celebrano la sapiente modulazione delle campiture cromatiche e diventano esse stesse culmine della rappresentazione.

Il colore che si dilata oltre la tramatura lascia lo spettatore libero di godere di una visione emozionale ed in questa magica sospensione, l’artista ci conduce verso profonde riflessioni visive se non addirittura verso una forma di conoscenza totale, in grado di trascendere ogni dicotomia esistenziale, restaurando l’unità perduta nell’autorealizzazione del sé individuale nel universale.

Dimensioni della croce  2022:

video clip di Simone Marchi

Intervista

A cura di Eleonora Garini

Le tue opere sono create attraverso un’operosità manuale, tramite una gestualità concreta. Che valore ha per te la manualità nella creazione dell’opera?

Concepisco un’opera spontaneamente. Deve poter sorgere dal lavoro manuale senza alcun intralcio cognitivo e mentale. La fase che precede la realizzazione di un’opera è paragonabile ad una caccia, istintiva ed emozionale. Consiste nel disegnare molti piccoli bozzetti cercando di colpire l’attimo esatto in cui, seguendo un’idea, colgo l’essenza del concetto in essa contenuto. In seguito la trasposizione avviene secondo le naturali peculiarità della tecnica utilizzata

La disciplina artistica dell’incisione contempla svariate tecniche di creazione di un’immagine e tutte hanno in comune una procedura che dispone a un processo di trasformazione. La fase di produzione della matrice è fortemente condizionata dal materiale su cui si opera. Morsure alchemiche di acidi su rame, intaglio di linoleum con sgorbie, fresature meccaniche su lastre industriali, stampa di un monotipo con impronte di oggetti…e altro ancora. Ognuna di queste tipologie indica o obbliga ad un approccio tecnico che a volte è molto lento e razionale, come nella linoleografia, altre volte è caratterizzato da un segno più libero e intuitivo come nel caso della calcografia. Le possibilità di sperimentare materiali sono infinite e la matrice con la relativa impressione è seguita sempre dalla stampa della stessa su carta. Questa fase potrebbe sembrare secondaria se non addirittura un mero processo di trasferimento dell’immagine. Ma è proprio con questo “passaggio” che essa contribuisce ulteriormente, insieme all’incisione alla raffinazione della forma e a volte anche del concetto finale dell’opera.

Il tuo lavoro artistico ha quindi alla base un significativo percorso evolutivo sia (mentale) che emozionale. Qual è il fondamento della tua ricerca?

L’azione del creare equivale all’Esserci qui ed ora. Vivo l’arte come un continuo tendere verso uno stato di meditazione in movimento. Se lo paragonassimo alle arti marziali direi che ogni gesto e ogni colpo sferrato vive in funzione del compimento di una “forma” semplice e risoluta ,che sia sintesi del tutto. L’arte non è mimesi ma trasformazione delle impressioni e delle energie sottili che sono a disposizione dell’artista e dell’umanità. Il tracciare un segno o lo stendere un colore costruisce per me un dialogo emozionale. Quando scelgo degli oggetti reali dai quali copiare l’impronta creo un’icona-vocabolo. Se poi calo questo archetipo dentro vasti scenari onirici è per richiamare quell’essenza di luce che pervade ogni singola cosa anche qui nel mondo ordinario.

Il tuo vissuto quotidiano ha dunque una forte influenza all’interno del processo creativo: quali sono le esperienze che hanno segnato in particolare il modo di fare ed intendere l’arte?

Il credere nella vita e nei misteri che contempla, mi stimola a ricercare nel vissuto d’ogni giorno dei frammenti di bellezza pura che giustifichino il desiderio di infinito. Cerco da sempre, anche inconsciamente, di intercettare quegli insegnamenti che fin dai tempi remoti abbiano saputo coniugare conoscenza e rinnovamento.

Ciò che desidero proporre attraverso le mie tematiche simbolico-naturali è una visione trascendente nell’osservare il mondo. Paesaggi intimi, creati con semplicità e immediatezza, fungono da sfondo a potenziali virtù che, in alcune circostanze, possono trovare realizzazione nel mondo. Auspico che, nell’istante in cui l’occhio riflette l’immagine dell’opera su un piano profondo, contemporaneamente possa toccare una dimensione insolita di coscienza

Strano come il rombo degli aerei

Bibliocafè Macondo 2022

A cura di Maria Guerriero

Potenti le ultime opere presentate da Alfredo Colleoni, nuovi monotipi in cui l’artista crea continuità con la propria indagine utilizzando la tecnica come forma di sperimentazione. I supporti utilizzati, infatti, sono carte di recupero come la velina di grande formato, la carta da pacco marrone e bianca e la carta da pasta di legno, i “medium” usati sono sia calcografici e tipografici sia ad olio, oppure gel e solventi di varia natura, i colori sono il bianco il nero e il rosso.

La dignità del tratto, sapientemente controllato e dosato tra l’informale e il ragionato, sempre autentico e leale, così come le calibrate vibrazioni delle luci, tutto concorre alla creazione di una vera e propria narrazione dell’attuale, apocalittica condizione umana. 
L’inconscio dell’osservatore si ritrova in una dimensione connessa con la tragedia della guerra, forse suggestionato già dal titolo dell’esposizione che rimanda ad un contesto bellico più facilmente che ad uno vacanziero.

Ombre, nubi di fumo denso impenetrabile, soffocante, nascondono deflagrazioni di figure orrifiche che ribollono sulle nostre retine, la speranza ha le orbite vuote come i neri opachi delle carte mentre i neri lucidi riflettono un’immagine che non possiamo percepire perché essi assorbono i nostri pensieri confusi. Nemmeno il gioco della tramatura rossa, in originale un labirinto, pacifica la nostra ansia di fuga, perché corrisponde alla paura ancestrale della morte di junghiana memoria e il ritmo non è melodia, ma disperata ricerca di segnali vivifichi.

I fondi, fatti a volte di materie filamentose come tracce di organismi fossili, oppure graffiati con segni taglienti, si intersecano creando reticoli ambigui e fuorvianti, rimandano alle pieghe dell’animo umano disperato, alle increspature dolenti dei nostri fragili intelletti. Angoscia, presentimento e stupore insieme sono gli stati d’animo che risalgono le nostre tempie, offrendo molteplici spunti di riflessione collettiva ed interiore.

Expo

Leffe (BG) 2024 – BACS a cura di Patrizia Bonardi
Monticelli Brusati (Bs) 2023 –
cantina la Montina
Bergamo 2023 –
Spazio Prada/home gallery 
Cremona 2022 –
Calisto cafè Vailate – “Meteore”
Bergamo 2022 –
Bibliocafè Macondo – “Strano come il rombo degli aerei”
Torino 2022 –
El Paso occupato – ” Morbo”
Monza 2022 –
Villa Reale – Rotary Club Bergamo e Monza
Bergamo 2019 – Spazio espositivo CGIL a cura di Rosa Chiumeo
Milano 2019 – Ex fornace Gola “Anatomia della bellezza” a cura di Gina Affinito
La Spezia 2018 – Ex ceramica Vaccari “No Place”- S.Stefano di Magra
Bergamo 2010 – Relogo “Il proficuo lavoro delle tue mani”a cura di Ferrario Freres
Crema 2010 – Teatro san Domenico “Prima Era” monotipi
Bergamo 2010 – Urban Center premio Amica Acqua
Bergamo 2009 – Orafo Giardina “Victoria” terrecotte
Portogallo 2005 – Convento de sao Francisco “Ex voto” arte sacra contemporanea – diocese de Beja
Brescia 1999 – Cascina Pompiano “Carmilla” performance con regia di Guido Nicoli
Cuneo 1998 – Fondazione Peano – concorso nazionale di scultura
Milano 1997 – Galleria Canonica “Omphalos” premio Salon I°
Udine 1997 e 1999 – Centro multiculturale Latisana “Arte in Contemporanea”
Cagliari 1995 – Centro culturale EXMA “Alluminazioni”
Bergamo 1993 – Expo’ Liceo Artistico “Exempla” – a cura di Antonio Amorosa
Bergamo 1992 – Palazzo Boselli “Graphos” acqueforti – S.Giovanni Bianco
Pleven (Bulgaria) 1991 – Galleria Xrysto incisioni
Gijon (Spagna) 1990 – Taller Textura – corso internazionale di ceramica con Toni Soriano, Jesus e Mindy Castañón, Vanni Gritti
Svezia 1987 – Krono Magazinet – collettiva a cura di Angela Occhipinti, Claudio Sugliani e Mario Benedetti – Isola di Öland
Milano 1984 – Accademia NABA -Stampe a rilievo

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